
Carlo Verdone, popolare e altissimo regista romano, nel corso di un’intervista al programma I Lunatici ha fatto un bilancio del 2018, un anno a detta sua funesto, terribile, e ha parlato pure dei suoi progetti futuri e del suo rapporto particolare col Natale.
Carlo Verdone, regista e attore romano che tutti noi amiamo, è stato ospite del programma I Lunatici, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta ogni notte dall’1.30 alle 6.00 del mattino. Ai microfoni di Rai Radio il protagonista di film di successo come Acqua e Sapone e Borotalco ha commentato l’anno che sta per chiudersi, fatto qualche pronostico per l’avvenire e ha parlato pure del suo rapporto con le feste natalizie. «Il 2018 è stato un anno veramente maledetto. Al 2019 chiedo serenità, per il mondo e per il Paese!» con queste parole ha esordito Carlo Verdone, che poi ha speso qualche parola sul Natale: «Tra me e le feste natalizie c’è un bel rapporto. Le feste non sono più quelle di una volta, tra chi parte e chi resta, figli e amici si spargono a destra e a sinistra. Ma ci si adegua a queste nuove organizzazioni e le feste restano una bella cosa. Una pausa dal lavoro, il modo per ritrovare qualche amico, stare insieme, perché poi tutti gli altri giorni sono dedicati al lavoro. Le feste sono una piacevole pausa!».
Come lo festeggia? Il popolare regista ha deliziato il pubblico con aneddoti dal dolce sapore amarcord: «Tombolate? Le facevo. Quando abitavo con i miei genitori il 26 dicembre era la giornata dedicata alla grande tombolata in casa Verdone. Sono venuti tutti a giocare a tombola a casa nostra. Però venivano malvolentieri, perché vincevamo sempre io e mio fratello. Vincevamo tutto noi, facevamo fuori pure il tombolino, davamo l’idea che fosse una tombola organizzata. Avevamo solo una gran fortuna. Era tutto bellissimo, soprattutto le tombole degli anni sessanta, il giradischi suonava i Beatles, c’era sempre una bella colonna sonora. C’era Piazza Navona, con le baracche. Una delle belle piazze di Roma, con i babbo Natale, i giocattoli, i bambini, c’era ancora un qualcosa di poetico, di popolare. Adesso non c’è più niente, le strade sono un pochino più spente, non ci sono per gli addobbi. Ma uno dentro casa cerca di ritrovare l’atmosfera con gli amici. Il regalo più bello mai ricevuto? Quando mio padre tornando da Londra mi portò in anteprima Magical Mistery Tour, un 45 giri che aveva tre tracce da una parte e tre dall’altra. Mi fece un grande effetto, fu un bellissimo regalo. Altro dono che non dimenticherò mai fu un proiettore che nostro padre regalò a me e a mio fratello Luca. Facevamo in casa delle piccole proiezioni, prendevamo in noleggio dei film e li proiettavamo, avevamo in casa trenta persone, ci sembrava di avere una piccola sala cinematografica dentro casa, col proiettore che faceva rumore. Sembra di essere dei privilegiati, eravamo contenti!». Carlo Verdone e il cibo? Durante le feste si concede qualcosa in più, ma gli sta a cuore la salute: «Sto molto attento, da 20 anni a questa parte soprattutto. Il 24 non manca mai il pesce, il 31 lenticchie e cotechino. Il pranzo di Natale resta il pranzo di Natale, sono vecchia generazione. Ci sto attento a queste cose!».
Ma perché è stato così terribile questo 2018? Con la solita schiettezza che lo contraddistingue Carlo Verdone ha affermato: «Il 2018 mi ha dato tante soddisfazioni con l’ultimo film, che è stato venduto molto all’estero e ora è stato apprezzato dagli americani, ci sono due società che vorrebbero fare il remake. Però è stato anche un anno un po’ doloroso, tante care persone e tanti cari amici non ci sono più. Mi hanno lasciato persone molto care a cui volevo molto bene. Il mio primo pensiero va a loro e alla loro mancanza. È stato un anno veramente maledetto questo. Al 2019 chiedo serenità, per il mondo e per il Paese. Una stabilità politica, il lavoro per i giovani. Per come sono le cose adesso la mia paura è per i figli dei miei figli, quando ce li avranno. Non so come mondo ci sarà, che mondo troveranno. (…) Spero in una ripresa del Paese e che si fermi l’emorragia di tanti ragazzi validi che sono costretti ad andare all’estero. Non è giusto, questo è il loro Paese, bisogna metterli in condizione di aiutarci in Italia. Tanti ragazzi all’estero hanno ruoli importanti a livello internazionale ma sono nati in Italia, cresciuti in Italia. Non dobbiamo perdere le nostre eccellenze!».