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Banksy in mostra a Palazzo Medici Riccardi a Firenze

Dai tempi di Andy Warhol un artista vivente non riscontrava una popolarità del genere. Banksy è un esponente dello street art di cui non si fa altro che parlare, e di cui l’identità è ancora avvolta nel mistero. Firenze gli rende omaggio, o meglio, lustro alla sua arte, creatività e talento.

Si intitola Banksy. This is not a photo opportunity, la mostra a cura di Gianluca Marziani e Stefano S. Antonelli, che sarà inaugurata il 18 ottobre nel Museo Mediceo di Palazzo Medici Riccardi a Firenze. L’esposizione, promossa e prodotta dall’Associazione MetaMorfosi e la collaborazione di Mus.e, sarà visitabile fino al 24 febbraio 2019. Una selezione delle sue migliori 20 immagini originali, opere che hanno reso celebre lo street artist, di cui si sa soltanto che è originario di Bristol. Tra il 2002 e il 2009 Banksy ha pubblicato 46 immagini su carta che ha venduto attraverso la sua ‘print house’ Pictures On Walls in Commercial Rd di Londra. Esse riproducono alcuni tra i suoi famosi interventi stradali, documentando opere che sono diventate “affreschi popolari”, ma che spesso sono state rimosse o rubate o semplicemente consumate dal tempo.

Al pari di Warhol, Banksy preferisce la produzione seriale, a discapito della produzione di oggetti unici. Un nuovo modo di pensare l’arte. A consolidare il legame tra Warhol e Banksy ci ha pensato poi, nel 2007, la mostra londinese “Warhol vs Banksy” al The Hospital in Covent Garden, prodotta da Banksy in persona. A questi tocca il merito di aver rappresentato la miglior evoluzione della Pop Art originaria, combinando quest’ultima con la cultura hip hop e il graffittismo.

A completare il percorso espositivo, un’infografica sulla cronologia dell’artista, schede delle opere, poster originali di sue mostre, i palloncini con scritto ‘I am an imbecile’ e video. Spiega Stefano Antonelli, curatore della mostra: «Banksy sfrutta il potere persuasivo, pedagogico, propedeutico, critico ed ermeneutico dell’immagine per attivare un pensiero critico e popolare da lui stesso definito “entry-level. Il lavoro dell’artista sembra entrare in tensione sul piano polarizzato sul quale opporre immagini di produzione artigianale (B. Groys) al flusso soverchiante di immagini industriali (la pubblicità), utilizzando la cifra del “détournement” situazionista, attraverso un potente strato di tipico “british humor”, pratica che lui stesso battezzerà come Brandalism».